Lo scatto

Lo scatto fotografico. Il tempo, il diaframma e la profondità di campo.

La fotografia è l'arte del controllo della luce. Io scalpello del fotografo è proprio la luce. Quando scattiamo una fotografia, le variabili che dobbiamo controllare sono: l'illuminazione del soggetto ripreso, la sensibilità alla luce del nostro supporto di registrazione (la pellicola nel caso di foto analogica, il sensore nel caso di foto digitale), l'apertura del diaframma del nostro obiettivo fotografico (vedremo in seguito anche la lunghezza focale di quest'ultimo) e il tempo in cui rimane aperto l'otturatore della nostra fotocamera.

La sensibilità ISO

Andiamo con ordine e parliamo subito della sensibilità del nostro supporto. In fotografia la sensibilità della nostra pellicola o del nostro sensore è indicata con le sigle ISO e ASA (quest'ultima non più utilizzata). Più è alto il valore ISO più sarà sensibile alla luce il nostro supporto. Qui mi piace ricordare uno dei capolavori di Kubrick, Barry Lyndon; questo film è stato realizzato utilizzando solo ed esclusivamente la luce naturale, per ricreare meglio le atmosfere dell'epoca e per le scene d'interni, le quali erano illuminate solamente dalle candele, sono state scelte pellicole ad altissima sensibilità.
C'è da dire una cosa a riguardo, più è alto l'iso, più la grana della pellicola sarà grande ed evidente, al contrario a più basso valore ISo, la grana sarà più sottile. Anche nella fotografia digitale funziona così, provate a fare una foto con la vostra fotocamera digitale con ISO 100 e poi rifate la stessa foto con ISO 1600. Noterete che la foto scattata con Iso 1600 avrà parecchio più disturbo rispetto alla foto scattata con ISO 100.
Ho fatto 2 foto al mio zippo (usando una Leica, quindi una signora fotocamera) nella prima ho utilizzato una sensibilità ISO 100 e nella seconda 1600, poi ho ingrandito le foto per mostrare i dettagli e potete subito vedere che la foto scattata a 100 Iso presenta molto meno disturbo rispetto a quella scattata a 1600 ISO.




L'otturatore


Adesso parliamo dell'otturatore. L'otturatore non è altro che una tendina all'interno della nostra fotocamera, posto immediatamente davanti alla pellicola o al sensore. Normalmente l'otturatore è chiuso ma quando scattiamo una foto, esso si apre e permette alla luce di passare, così essa verrà registrata dal nostro sensore o dalla nostra pellicola. Vi mostro 2 foto di una mia reflex analogica e manuale in cui potete vedere nella prima l'otturatore chiuso e nella seconda l'otturatore aperto.

L'oturatore chiuso

L'otturatore aperto
Quando scattiamo una foto, possiamo ovviamente intervenire sull'otturatore, ovvero possiamo decidere con esattezza per quanto tempo esso deve restare aperto. Più rimarrà aperto il nostro otturatore, per più tempo il nostro materiale fotosensibile (pellicola o sensore) registrerà la luce. Se per esempio, mettiamo la nostra fotocamera su uno stabile treppiedi, puntiamo la luna e scattiamo tenendo il nostro otturatore aperto per un'ora, ciò che vedremmo registrato sulla nostra foto sarà il movimento che la luna ha fatto nell'intervallo di tempo di un'ora.
Facendo un altro esempio, se fotografiamo un'auto in corsa e lasciamo il nostro otturatore aperto per 1/1000 di secondo vedremo nella nostra foto l'auto ferma (in pratica l'avremmo in qualche maniera congelata) se invece scattiamo la stessa foto tenendo l'otturatore aperto per 1/4 di secondo quello che registreremo è la scia che l'auto passando avrà lasciato.
Vi mostro adesso una foto scattata mentre mi recavo in treno da Firenze a Lucca, scattando dal finestrino del treno in corsa e tenendo aperto l'otturatore per 1/30 di secondo. Così facendo ho ottenuto una scia di colori dove con un po' di fantasia si possono intuire le forme del paesaggio, se avessi usato un tempo più lungo la scia sarebbe stata ovviamente più accentuata.

Foto scattata da un treno in corsa tempo di apertura 1/30
Ne approfitto per farmi un po' di pubblicità, se vi piace questa foto potete anche votarla, in quanto concorre per un concorso fotografico indetto dalla nikon Italia. Qui potete vedere le mie foto che concorrono al concorso tra cui c'è anche questa. Per votorla è necessaria la registrazione al sito della nikon Italia.
Torniamo al nostro otturatore. In una fotocamera i tempi regolabili dell'apertura dell'otturatore in genere variano da 1/4000 di secondo fino alla posa B. la posa B permettere di impostare tempi molto più lunghi, anche di un'ora o più.
In questa foto vi mostro la ghiera per la regolazione dei tempi di una mia reflex analogica.

La ghiera dei tempi. In questa fotocamera abbiamo tempi che vanno da 1 secondo a 1/2000 di secondo più la posa B
Quando scattiamo con tempi lunghi, per intenderci con tempi più lunghi di 1/60 di secondo, è buona norma fissare la fotocamera ad un treppiedi altrimenti la fotocamera sarà sensibile ai lievi movimenti della nostra mano e la foto verrà mossa. Ovviamente questo discorso non vale se quello che ricerchiamo è un effetto mosso.
Adesso non vi rimane che fare un bel po' di prove!



Il diaframma e la profondità di campo

Il diaframma è un'apertura circolare o più spesso poligonale presente alla base dell'obiettivo. Anche l'apertura del diaframma è controllabile, più aperto sarà più luce faremo passare e di conseguenza più chiuso sarà minore sarà la quantità di luce che lasceremo passare. Vi mostro 3 fotografie del diaframma di un obiettivo zoom, nella prima abbiamo il diaframma tutto aperto, nella seconda il diaframma è più chiuso e nella terza è ancora più chiuso.
diaframma f3.4
 Osservando le foto si intuisce che l'apertura del diaframma viene indicata con la lettera f e il valore di f è inversamente proporzionale all'apertura del diaframma, ovvero più è alto il valore di f, più chiuso sarà il diaframma. L'apertura del diaframma viene controllata su una ghiera posta alla base dell'obiettivo, nelle vecchie fotocamere analogica, mentre nelle nuove fotocamere digitali, dai
comadi della fotocamera. La nuova fotocamera digitale fujifilm-finepix-x100 permette di controllare il diaframma direttamente dalla ghiera posta sull'obiettivo e i tempi sulla ghiera della fotocamera.

La ghiera dei diaframmi
                                                                                                                                      
diaframma f8














Diaframma f22

Vediamo di capire cosa accade al variare dell'apertura del diaframma. L'apertura di diaframma è inversamente proporzionale alla profondità di campo, ovvero più aperto sarà il nostro diaframma, meno profondità di campo presenterà la nostra foto.
Cercherò di spiegare meglio questa cosa, mostrandovi anche 2 foto. La prima foto è stata scattata con un'apertura di diaframma pari a 2.8 e presenta poca profondità di campo, infatti la prima tazzina, quella più vicina all'obiettivo è perfettamente a fuoco, mentre la tazzina dietro e sfuocata, abbiamo appunto poca profondità di campo. 
La seconda foto invece è stata scattata con un diaframma f8 e quindi presenta più profondità di campo, qui infatti entrambe le tazzine sono a fuoco.

Diaframma f2.8 - poca profondità di campo

Diaframma f8 - maggiore profondità di campo


Facendo un po' di storia della fotografia, vi segnalo Anselm Adams un fotografo che nel 1932 fondò insieme ad altri 7 fotografi il Gruppo f64. Questo gruppo lavorava fotografando con obiettivi particolari che permettevano appunto di avere un'apertura di diaframma f64, per intenderci un diaframma f64 ha una circonferenza pari più o meno a quella della punta di uno spillo. Il risultato erano delle foto con una profondità di campo e una nitidezza portata all'estremo.
Molti fotografi quando eseguono un ritratto, spesso mettono a fuoco sull'occhio destro del soggetto (così facendo si pone l'accento sull'espressione della persona fotografata) e usando una buona apertura di diaframma in modo tale da sfuocare tutto ciò che si pone dietro al soggetto ripreso e isolarlo. Non mi stancherò mai di ripetere che non esistono prescrizioni per fare delle buone foto e che pertanto la tecnica che ho illustrato per fare un ritratto, non è una regola per fare un bel ritratto. Quello che importa è la conoscenza delle tecniche fotografiche e il loro uso consapevole, poi sta alla creatività del fotografo che interpreta ciò che vede!
Anche in questo caso, non vi resta che provare e riprovare... Buon divertimento!


La misurazione della luce e il rapporto diaframma/tempo

Abbiamo visto cosa sono e come si comportano otturatore e diaframma, adesso vediamo come interagiscono fra loro e come bisogna comportarsi per ottenere uno scatto ben esposto alla luce.
Dunque, abbiamo detto che con il diaframma controlliamo la quantità della luce con cui andremo a lavorare e che con l'otturatore invece controlliamo il tempo di utilizzo di questa luce ne consegue che per avere uno scatto gradevole deve esserci un equilibrio tra questi 2 fattori: la quantità e il tempo. Ovviamente l'equilibrio tra questo rapporto quantità/tempo sarà influenzato dalle condizioni di luminosità dell'ambiente che andiamo a fotografare. Fotografare un paesaggio diurno è cosa molto diversa da fotografare un paesaggio notturno.
La prima operazione che ci toccherà fare prima di fotografare, sarà quindi di misurare la luce ambientale, per fare questo esiste uno strumento che si chiama esposimetro. Esistono diversi tipi di esposimetri che si differenziano sul modo in cui misurano la luce. In questa sede non approfondirò i diversi modi con cui un esposimetro misura la luce (su richiesta magari lo farò in futuro) ma farò una distinzione tra un esposimetro esterno e uno interno alla fotocamera (nelle moderne fotocamere è quasi impossibile trovarne qualcuna che sia sprovvista di un esposimetro interno).
esempio di un esposimetro interno

Un mio vecchio e sempre affidabile esposimetro esterno
Un esposimetro esterno è uno strumento estraneo alla fotocamera che utilizziamo per misurare la luce, mentre uno interno è spesso visibile all'interno del mirino della nostra fotocamera o sullo schermo della stessa. Nella due foto che seguono vi mostrerò appunto due tipi di esposimetro.
In entrambi i casi l'esposimetro ci da delle informazioni preziose. Se usiamo un esposimetro esterno dobbiamo avere l'accortezza di impostare la sensibilià Iso che abbiamo settato sulla nostra fotocamera, se invece usiamo l'esposimetro integrato della nostra fotocamera questa operazione non sarà necessaria, perché una volta scelta la sensibilità ISO automaticamente l'esposimetro della nostra fotocamera si sarà adeguato ad essa.
Andando sul concreto, una volta scelto l'iso, una volta scelto il diaframma e una volta scelto il tempo dell'otturatore, se azioniamo l'esposimetro integrato della nostra fotocamera, ci dirà se il nostro rapporto tempo/quantità è in grado di generare una foto bene esposta  (per bene esposta si intende una foto che non è troppo buia o al contrario troppo luminosa). Se dalla lettura dell'esposimetro risulterà che la foto che ci accingiamo a scattare è troppo scura, possima intervenire sul diaframma oppure sul tempo. Se si interviene sul diaframma dovremmo aprirlo di più in modo da far passare più luce e se decidiamo di intervenire sul tempo, dovremmo aumentare il tempo di posa; spetta a noi decidere in base all'effetto grafico che desideriamo dalla nostra foto. Se viceversa l'esposimetro ci dice che la foto risulterebbe troppo luminosa chiuderemo il diaframma o diminuiremo il tempo di posa.
Nel caso in cui usassimo un esposimetro esterno, quest'ultimo ci fornirà tutte le combinazioni possibili Tempo/Diaframma per ottenere una giusta esposizione della nostra foto.
Ricordate però che l'esposimetro è uno strumento meccanico o digitale e pertanto potrebbe giocarci qualche brutto scherzo in condizioni di luminosità particolari. Gli esempi più classici per capire questi casi è quando ci accingiamo a fotografare soggetti fortemente contrastati, per esempio soggetti in controluce o soggetti posti davanti uno sfondo nero e illuminati con luci tipo spot (in pratica, una persona al tramonto a mare nel primo caso o un attore a teatro nel secondo). In questi casi quello che andremo a fare sarà di sovraesporre (ovvero usare più luce) nel primo caso, in modo da bruciare lo sfondo troppo luminoso al fine di illuminare il soggetto che ci interessa e sottoesporre (usare meno luce) nel secondo per evitare il classico effetto fantasma.
Anche in questo caso non esistono regole tali da frenare la creatività del fotografo, potete liberamente sottoesporre o sovraesporre al fine di ottenere l'effetto desiderato. Vi mostro una mia foto decisamente sovraesposta, se avessi seguito le istruzioni dell'esposimentro non avrei mai raggiunto questo risultato.
Foto sovraesposta


Vi segnalo questo sito, che usavo spesso con i miei studenti in cui troverete un emulatore di reflex, potrete provare a scattare delle foto e provare a seguire le indicazioni dell'esposimetro o meno. Inoltre potete anche provare gli esperimenti sulla profondità di campo e sui diversi tempi di apertura dell'otturatore.
Buon divertimento.












Modalità automatica, manuale, a priorità di apertura, a priorità di tempo e programmata di scatto

Scattare in modalità automatica (modalità rappresentata graficamente sulle fotocamere con una lettera A dentro una fotocamera, oppure con la scritta AUTO) significa scattare senza aver il controllo di nulla, in pratica la fotocamera sceglie casualmente una combinazione giusta Tempo/diaframma e scatta. Personalmente non scatto quasi mai con questa modalità che comunque è utile per cogliere velocemente un attimo.
Scattare in modalità manuale (modalità rappresentata normalmente dal simbolo M) significa scattare avendo il pieno controllo sia dell' ISO, del tempo e del diaframma. Consiglio sempre a chi si approccia a fotografare di iniziare a scattare in modalità manuale in modo tale di impadronirsi immediatamente delle tecniche fotografiche.
Scattare a priorità di apertura (modalità rappresentata quasi sempre dal simbolo A), significa che noi scegliamo l'Iso e l'apertura di diaframma desiderata e la macchina in modo automatica sceglie il tempo migliore per ottenere un giusto equilibrio con il diaframma scelto.
Scattare a priorità di tempo (modalità rappresentata spesso dal simpolo S), significa impostare l'ISO e il tempo dell'otturatore desiderato e la macchina in modo automatico andrà a scegliere l'apertura di diaframma giusta.
Scattare in modalità programmata (modalità spesso rappresentata dal simbolo P), significa scegliere l'ISO e la macchina in modo automatico ci mostrerà tutti i rapporti Tempo/apertura per ottenere una giusta esposizione e a noi non resterà che scegliere, in base a quello che vogliamo ottenere.










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